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OMAGGIO A GARRINCHA

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Messaggio Da Ospite Sab 24 Ott 2009 - 18:59

QUESTA E' ARTE



E QUESTA ' E' POESIA:

Nome: Garrincha Manoel Francisco dos Santos detto "Manè"
Data di nascita: 28 ottobre 1933
Data di morte: 20 gennaio 1983
Luogo di nascita: Río de Janeiro

Il ‘passero’ ferito che si librò in aria per il Brasile.

Imprevedibile, magico, elusivo ed esplosivo sono solo alcuni dei molti aggettivi assegnati dalla gente all’amato Mané Garrincha, uno dei migliori attaccanti della storia del calcio brasiliano. Grazie alla sua leggendaria abilità nel dribbling ed alla sua predisposizione al gol, Garrincha portò la propria nazionale ai trionfi nella Coppa del Mondo del 1958 e del 1962.

Se Pelé è considerato dai brasiliani come il giocatore tecnicamente più dotato di tutti i tempi, Garrincha verrà sempre ricordato per la sfrontatezza e l’inventiva. Audace, combattiva e divertente, la piccola ala destra fece divertire gli spettatori di tutto il mondo.

“Il Chaplin del calcio”
La vita di Manuel Dos Santos, come lo battezzarono i suoi genitori, non fu sempre facile. La sua infanzia fu una lotta costante, in quanto dovette affrontare ostacoli enormi per perseguire la sua passione per il calcio. Nato poliomielitico con una gamba sei centimetri più corta dell’altra, in un quartiere povero di Rio, il piccolo Garrincha aveva scarse possibilità di sfondare. Il giovane ignorò il consiglio medico di lasciare il gioco, malgrado la gamba storta a causa dell’operazione di chirurgia correttiva. Il soprannome di ‘Garrincha’ nacque quando suo fratello maggiore (uno dei dodici) lo accostò ad uno degli uccelli più brutti che abitano il Mato Grosso. “Uno storpio dalle gambe storte, tutto pelle e ossa, con la colonna vertebrale storta” così veniva descritto da piccolo.

Con una perseveranza quasi sovrumana, il ‘passero’ non si fermò davanti a nulla pur di diventare un calciatore professionista. Nel 1953, dopo essere stato rifiutato da varie squadre per il suo fisico anomalo, il brasiliano venne finalmente ingaggiato dal Botafogo, su raccomandazione di Gentil Cardoso, un difensore che era stato precedentemente umiliato da Garrincha in una partita di allenamento.Nel suo primo incontro da professionista, Garrincha mostrò fin da subito il suo repertorio di finte sulle fasce laterali e fece ammattire i suoi avversari, divertendosi con le sue corse sbilenche e gli incredibili cambi di passo. I tifosi brasiliani, da sempre grandi estimatori della tecnica, finirono ben presto per adorare la miriade di dribbling, finte e tocchi vellutati in grado di far fuori anche il migliore dei difensori. Fu a quel tempo che lo soprannominarono “il Chaplin del calcio” e “l’orgoglio e l’allegria della gente”.

Da che pianeta viene Garrincha?
Garrincha non ci mise molto per arrivare in nazionale: debuttò il 18 agosto 1955 contro il Cile (1-1). In totale, il suo record internazionale fu di 50 presenze e 12 gol, oltre a 5 gol nelle 12 gare disputate nelle fasi finali dei Mondiali. Cinque anni prima del suo debutto in Prima Divisione vinse la Coppa del Mondo di Svezia 1958, il primo dei cinque titoli mondiali conquistati dal Brasile. Fu allora che entrò a far parte della formidabile squadra che comprendeva Didí, Vavá, Mario Zagallo e l’enfant prodige diciassettenne Pelé, talento che già iniziava a conquistarsi i titoli dei giornali. I verdeoro di Vincente Feola conquistarono altri record: furono la prima squadra a vincere in un altro continente e la prima a portare a termine una competizione senza sconfitte.

Per Garrincha il maggior momento di gloria giunse quattro anni dopo, nei Mondiali di Cile 1962. Il manager Aymore Moreira lo responsabilizzò ulteriormente, vista l’assenza di Pelé, vittima di un infortunio, e l’ala destra dal caratteristico passo sbilenco venne nominata miglior giocatore del torneo. La fiducia del manager fu ampiamente ricompensata con un gioco straordinario e quattro gol determinanti, che lo portarono al titolo di capocannoniere alla pari con altri cinque calciatori.”Da che pianeta viene Garrincha?” si leggeva sul giornale cileno Mercurio, dopo l’eliminazione degli ospiti da parte del Brasile in semifinale. Dopo aver vinto il secondo mondiale consecutivo, la fama di Garrincha era alle stelle, sia in casa sia all’estero, tanto che molti lo considerano il secondo miglior giocatore nella storia del calcio brasiliano, dopo Pelé, vincitore di ben quattro edizioni della Coppa del Mondo.

Il declino del maestro
L’ultima presenza di Garrincha sulla scena internazionale fu in occasione dei Mondiali di Inghilterra 1966, dove mostrò ancora scintille di genialità. Per sua sfortuna la nazionale di Vincente Feola era solo l’ombra della grande squadra che aveva vinto il titolo mondiale quattro anni prima in Cile e venne eliminata al primo turno, dopo le sconfitte contro l’Ungheria e il Portogallo. Garrincha giocò tutte e tre le partite, segnando nell’unica vittoria del Brasile, ottenuta contro la Bulgaria.

Il fenomeno Garrincha trascende il calcio, tanto che il giocatore figura inconsapevolmente nelle opere di molti scrittori sudamericani. Eduardo Galeano, uno degli scrittori più celebri di quel continente, oltre che grande amante del calcio, lo descrisse con queste parole nel suo libro “Splendori e miserie del gioco del calcio”: “Se era in forma, il campo si trasformava in un circo, la palla diventava un animale obbediente e il gioco un invito alla festa. Garrincha proteggeva il suo cucciolo, la palla, e insieme inventavano trucchi incredibili che mandavano in estasi gli spettatori. Lui la saltava e lei rimbalzava sopra di lui. Poi si nascondeva prima che lui scappasse, per poi ritrovarla che correva già davanti a lui. Nella corsa i suoi inseguitori si scontravano tra di loro nel tentativo di fermarlo”.Per quanto riguarda la sua carriera in squadre di club, la maglia che amò di più fu quella del Botafogo, con la quale nell’arco di dodici stagioni vinse tre titoli di Sao Paulo e due campionati Carioca, segnando oltre 230 gol. Nel 1966 passò al Corinthians e poi per periodi brevi giocò in Colombia ed in Francia, anche se la sua epoca d’oro era già passata.

‘L’angelo dalle gambe storte’
La vita riservò una sorte crudele all’ ‘angelo dalle ali storte’ (come lo chiamò un poeta brasiliano) il quale, pur avendo gestito i suoi problemi fisici, non riuscì a controllare le sue dipendenze ed i suoi vizi. La capacità di Garrincha di sfuggire ai problemi sul campo lo abbandonava di notte, quando, nelle ultime fasi della carriera, l’alcool e i divertimenti avevano la meglio su di lui. Senzatetto e ammalato di cirrosi epatica, il virtuoso morì alla giovane età di 49 anni. I suoi resti vennero esposti nello stadio Maracaná, dove migliaia di tifosi si recarono a rendergli omaggio. La bara venne avvolta nella bandiera del Botafogo e poi venne tumulata.

Nel cimitero in cui è sepolto Garrincha si trova un piccolo memoriale che esprime tutto l’amore del Brasile per colui che fu due volte Campione del Mondo. Si legge: “Era un ragazzo dolce / parlava ai passeri”.

Ospite
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Messaggio Da Ospite Sab 24 Ott 2009 - 19:15

senza dubbio un grande, mi ha colpito molto il fatto della gamba che in mezzo al campo non sembrava proprio che gli facesse peso.GRANDE

MA PER ME IL NUMERO UNO E' SEMP MARADON Very Happy

Ospite
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Messaggio Da Cerezo74 Sab 24 Ott 2009 - 20:14

horizon77 ha scritto:QUESTA E' ARTE



E QUESTA ' E' POESIA:

Nome: Garrincha Manoel Francisco dos Santos detto "Manè"
Data di nascita: 28 ottobre 1933
Data di morte: 20 gennaio 1983
Luogo di nascita: Río de Janeiro

Il ‘passero’ ferito che si librò in aria per il Brasile.

Imprevedibile, magico, elusivo ed esplosivo sono solo alcuni dei molti aggettivi assegnati dalla gente all’amato Mané Garrincha, uno dei migliori attaccanti della storia del calcio brasiliano. Grazie alla sua leggendaria abilità nel dribbling ed alla sua predisposizione al gol, Garrincha portò la propria nazionale ai trionfi nella Coppa del Mondo del 1958 e del 1962.

Se Pelé è considerato dai brasiliani come il giocatore tecnicamente più dotato di tutti i tempi, Garrincha verrà sempre ricordato per la sfrontatezza e l’inventiva. Audace, combattiva e divertente, la piccola ala destra fece divertire gli spettatori di tutto il mondo.

“Il Chaplin del calcio”
La vita di Manuel Dos Santos, come lo battezzarono i suoi genitori, non fu sempre facile. La sua infanzia fu una lotta costante, in quanto dovette affrontare ostacoli enormi per perseguire la sua passione per il calcio. Nato poliomielitico con una gamba sei centimetri più corta dell’altra, in un quartiere povero di Rio, il piccolo Garrincha aveva scarse possibilità di sfondare. Il giovane ignorò il consiglio medico di lasciare il gioco, malgrado la gamba storta a causa dell’operazione di chirurgia correttiva. Il soprannome di ‘Garrincha’ nacque quando suo fratello maggiore (uno dei dodici) lo accostò ad uno degli uccelli più brutti che abitano il Mato Grosso. “Uno storpio dalle gambe storte, tutto pelle e ossa, con la colonna vertebrale storta” così veniva descritto da piccolo.

Con una perseveranza quasi sovrumana, il ‘passero’ non si fermò davanti a nulla pur di diventare un calciatore professionista. Nel 1953, dopo essere stato rifiutato da varie squadre per il suo fisico anomalo, il brasiliano venne finalmente ingaggiato dal Botafogo, su raccomandazione di Gentil Cardoso, un difensore che era stato precedentemente umiliato da Garrincha in una partita di allenamento.Nel suo primo incontro da professionista, Garrincha mostrò fin da subito il suo repertorio di finte sulle fasce laterali e fece ammattire i suoi avversari, divertendosi con le sue corse sbilenche e gli incredibili cambi di passo. I tifosi brasiliani, da sempre grandi estimatori della tecnica, finirono ben presto per adorare la miriade di dribbling, finte e tocchi vellutati in grado di far fuori anche il migliore dei difensori. Fu a quel tempo che lo soprannominarono “il Chaplin del calcio” e “l’orgoglio e l’allegria della gente”.

Da che pianeta viene Garrincha?
Garrincha non ci mise molto per arrivare in nazionale: debuttò il 18 agosto 1955 contro il Cile (1-1). In totale, il suo record internazionale fu di 50 presenze e 12 gol, oltre a 5 gol nelle 12 gare disputate nelle fasi finali dei Mondiali. Cinque anni prima del suo debutto in Prima Divisione vinse la Coppa del Mondo di Svezia 1958, il primo dei cinque titoli mondiali conquistati dal Brasile. Fu allora che entrò a far parte della formidabile squadra che comprendeva Didí, Vavá, Mario Zagallo e l’enfant prodige diciassettenne Pelé, talento che già iniziava a conquistarsi i titoli dei giornali. I verdeoro di Vincente Feola conquistarono altri record: furono la prima squadra a vincere in un altro continente e la prima a portare a termine una competizione senza sconfitte.

Per Garrincha il maggior momento di gloria giunse quattro anni dopo, nei Mondiali di Cile 1962. Il manager Aymore Moreira lo responsabilizzò ulteriormente, vista l’assenza di Pelé, vittima di un infortunio, e l’ala destra dal caratteristico passo sbilenco venne nominata miglior giocatore del torneo. La fiducia del manager fu ampiamente ricompensata con un gioco straordinario e quattro gol determinanti, che lo portarono al titolo di capocannoniere alla pari con altri cinque calciatori.”Da che pianeta viene Garrincha?” si leggeva sul giornale cileno Mercurio, dopo l’eliminazione degli ospiti da parte del Brasile in semifinale. Dopo aver vinto il secondo mondiale consecutivo, la fama di Garrincha era alle stelle, sia in casa sia all’estero, tanto che molti lo considerano il secondo miglior giocatore nella storia del calcio brasiliano, dopo Pelé, vincitore di ben quattro edizioni della Coppa del Mondo.

Il declino del maestro
L’ultima presenza di Garrincha sulla scena internazionale fu in occasione dei Mondiali di Inghilterra 1966, dove mostrò ancora scintille di genialità. Per sua sfortuna la nazionale di Vincente Feola era solo l’ombra della grande squadra che aveva vinto il titolo mondiale quattro anni prima in Cile e venne eliminata al primo turno, dopo le sconfitte contro l’Ungheria e il Portogallo. Garrincha giocò tutte e tre le partite, segnando nell’unica vittoria del Brasile, ottenuta contro la Bulgaria.

Il fenomeno Garrincha trascende il calcio, tanto che il giocatore figura inconsapevolmente nelle opere di molti scrittori sudamericani. Eduardo Galeano, uno degli scrittori più celebri di quel continente, oltre che grande amante del calcio, lo descrisse con queste parole nel suo libro “Splendori e miserie del gioco del calcio”: “Se era in forma, il campo si trasformava in un circo, la palla diventava un animale obbediente e il gioco un invito alla festa. Garrincha proteggeva il suo cucciolo, la palla, e insieme inventavano trucchi incredibili che mandavano in estasi gli spettatori. Lui la saltava e lei rimbalzava sopra di lui. Poi si nascondeva prima che lui scappasse, per poi ritrovarla che correva già davanti a lui. Nella corsa i suoi inseguitori si scontravano tra di loro nel tentativo di fermarlo”.Per quanto riguarda la sua carriera in squadre di club, la maglia che amò di più fu quella del Botafogo, con la quale nell’arco di dodici stagioni vinse tre titoli di Sao Paulo e due campionati Carioca, segnando oltre 230 gol. Nel 1966 passò al Corinthians e poi per periodi brevi giocò in Colombia ed in Francia, anche se la sua epoca d’oro era già passata.

‘L’angelo dalle gambe storte’
La vita riservò una sorte crudele all’ ‘angelo dalle ali storte’ (come lo chiamò un poeta brasiliano) il quale, pur avendo gestito i suoi problemi fisici, non riuscì a controllare le sue dipendenze ed i suoi vizi. La capacità di Garrincha di sfuggire ai problemi sul campo lo abbandonava di notte, quando, nelle ultime fasi della carriera, l’alcool e i divertimenti avevano la meglio su di lui. Senzatetto e ammalato di cirrosi epatica, il virtuoso morì alla giovane età di 49 anni. I suoi resti vennero esposti nello stadio Maracaná, dove migliaia di tifosi si recarono a rendergli omaggio. La bara venne avvolta nella bandiera del Botafogo e poi venne tumulata.

Nel cimitero in cui è sepolto Garrincha si trova un piccolo memoriale che esprime tutto l’amore del Brasile per colui che fu due volte Campione del Mondo. Si legge: “Era un ragazzo dolce / parlava ai passeri”.

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Faccio pure una nota per lo straordinario pezzo degli WHO
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Messaggio Da Ospite Sab 24 Ott 2009 - 21:29

non posso pronunciarmi non avendolo visto giocare di persona...ma a me sembrava renato portalupi...tanti dribbling fini a se stessi

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Messaggio Da Framusician Sab 24 Ott 2009 - 21:35

Mammamia, mi sembra un colibrì.
Che è sempre stato il mio uccellino preferito.
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