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Il Messaggero – La difesa che non c’è
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Il Messaggero – La difesa che non c’è
Tra i tanti (troppi) dati negativi che accompagnano la disastrosa trasferta di Udine, ce ne è uno che non può esser sottovalutato: per la prima volta in stagione, la Roma al Friuli ha perso con due gol di scarto. Non era mai accaduto: in occasione delle precedenti quattro (cinque, compresa la coppa) sconfitte, lo scarto era stato minimo. Non è una novità, invece, la fragilità difensiva nell’ultimo quarto d’ora di gioco: con i due beccati dall’Udinese, i gol al passivo in quella frazione di gara sono arrivati a sette, cioè la metà esatta dei gol complessivi subiti dagli uomini di Luis Enrique.
E se si prendono in considerazione le ultime mezzore di gara, i gol al passivo salgono a nove. Che la Roma abbia un grosso problema nella fase difensiva, è cosa nota da mesi. Ma quanto (non) fatto vedere a Udine rappresenta un concreto passo indietro, perchè passa il tempo ma si continuano a commettere gli stessi errori. Errori dei singoli e anche di reparto o, per dirla meglio, di squadra. Prima della partita di Udine non s’era parlato d’altro che della pericolosità degli uomini di Guidolin nelle giocate in contropiede, nelle verticalizzazioni rapide per Di Natale eppure la Roma ha perso la partita facendosi pizzicare in errore proprio su un’azione simile.
E allora? Luis ha via via cambiato gli interpreti, li ha spostati da sinistra a destra (vedi Taddei) oppure dal centro a destra e viceversa (vedi Cassetti), dal centrocampo alla difesa (Perrotta) o ancora ha ruotato tutti i centrali, ma il prodotto non è mai sostanzialmente cambiato: la Roma è una squadra troppo vulnerabile. E dopo l’infortunio di Kjaer, che ha fatto seguito a quello gravissimo di Burdisso, cominciano a scarseggiare anche gli uomini. Ecco perchè prende sempre maggiore consistenza l’ipotesi che la società intervenga nel mercato di gennaio per sistemare il reparto difensivo. Un nome in arrivo è quello del giovanissimo Nicolò Curti, classe 1995, dal Perugia ma il suo acquisto appare più un investimento per il futuro che una mossa per il presente.
La Roma, del resto, ha bisogno di gente già pronta (il ds Sabatini, ieri a Belgrado per Stella Rossa-Partizan) ci sta lavorando, con la solita cortina di fumo intorno a qualsiasi ipotesi) anche perchè ci sono un paio di elementi, neo arrivati a Trigoria, che non hanno assolutamente convinto: Josè Angel e lo stesso Kjaer. Lo spagnolo, tornato titolare venerdì sera dopo due partite vissute inizialmente in panchina, non è né carne né pesce, nel senso che difende poco e male e attacca male e poco. Il danese, ad eccezione della partita in casa dell’Inter, ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, in più ha i muscoli di seta e sta più in infermeria che in campo.
A Udine il migliore dei difensori è stato Juan, che alla vigilia veniva dato (da Luis) per disperso e che rientrava dopo l’ennesimo infortunio: possibile? Lo stesso brasiliano, in attesa del recupero di Kjaer, sarà costretto nelle quattro partite che mancano prima della sosta di Natale, a fare gli straordinari in coppia con Heinze, messo in naftalina a Udine. Ma, come detto, la fase difensiva non deve chiamare in causa soltanto i difensori: è colpa di tutta la squadra, se/quando si subisce un gol. E tutti quei meccanismi che scricchiolano (e manco poco…) chiamano in causa la figura dell’allenatore, forse un po’ troppo impegnato soltanto nella fase offensiva.
Il Messaggero – Mimmo Ferretti
E se si prendono in considerazione le ultime mezzore di gara, i gol al passivo salgono a nove. Che la Roma abbia un grosso problema nella fase difensiva, è cosa nota da mesi. Ma quanto (non) fatto vedere a Udine rappresenta un concreto passo indietro, perchè passa il tempo ma si continuano a commettere gli stessi errori. Errori dei singoli e anche di reparto o, per dirla meglio, di squadra. Prima della partita di Udine non s’era parlato d’altro che della pericolosità degli uomini di Guidolin nelle giocate in contropiede, nelle verticalizzazioni rapide per Di Natale eppure la Roma ha perso la partita facendosi pizzicare in errore proprio su un’azione simile.
E allora? Luis ha via via cambiato gli interpreti, li ha spostati da sinistra a destra (vedi Taddei) oppure dal centro a destra e viceversa (vedi Cassetti), dal centrocampo alla difesa (Perrotta) o ancora ha ruotato tutti i centrali, ma il prodotto non è mai sostanzialmente cambiato: la Roma è una squadra troppo vulnerabile. E dopo l’infortunio di Kjaer, che ha fatto seguito a quello gravissimo di Burdisso, cominciano a scarseggiare anche gli uomini. Ecco perchè prende sempre maggiore consistenza l’ipotesi che la società intervenga nel mercato di gennaio per sistemare il reparto difensivo. Un nome in arrivo è quello del giovanissimo Nicolò Curti, classe 1995, dal Perugia ma il suo acquisto appare più un investimento per il futuro che una mossa per il presente.
La Roma, del resto, ha bisogno di gente già pronta (il ds Sabatini, ieri a Belgrado per Stella Rossa-Partizan) ci sta lavorando, con la solita cortina di fumo intorno a qualsiasi ipotesi) anche perchè ci sono un paio di elementi, neo arrivati a Trigoria, che non hanno assolutamente convinto: Josè Angel e lo stesso Kjaer. Lo spagnolo, tornato titolare venerdì sera dopo due partite vissute inizialmente in panchina, non è né carne né pesce, nel senso che difende poco e male e attacca male e poco. Il danese, ad eccezione della partita in casa dell’Inter, ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare, in più ha i muscoli di seta e sta più in infermeria che in campo.
A Udine il migliore dei difensori è stato Juan, che alla vigilia veniva dato (da Luis) per disperso e che rientrava dopo l’ennesimo infortunio: possibile? Lo stesso brasiliano, in attesa del recupero di Kjaer, sarà costretto nelle quattro partite che mancano prima della sosta di Natale, a fare gli straordinari in coppia con Heinze, messo in naftalina a Udine. Ma, come detto, la fase difensiva non deve chiamare in causa soltanto i difensori: è colpa di tutta la squadra, se/quando si subisce un gol. E tutti quei meccanismi che scricchiolano (e manco poco…) chiamano in causa la figura dell’allenatore, forse un po’ troppo impegnato soltanto nella fase offensiva.
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