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Il manuale del calcio
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Il manuale del calcio
Posto qui il link, per chi ha l'account FB
https://www.facebook.com/notes/il-manuale-del-calcio-il-calcio-%C3%A8-semplicit%C3%A0/il-calcio-di-ago-gianni-mura-per-il-manuale-del-calcio-su-repubblica-di-oggi-17-/239206779534772
Se posta anche per gli altri che non lo hanno, potrebbe essere interessante. Grazie.
P.S. posto qui perché si tratta di Capitan Ago
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P.S. posto qui perché si tratta di Capitan Ago
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"Oggi lo sai che i tempi cupi non finiscono mai. Ma sai pure che pe campacce mejo dentro, c'è bisogno de esse lupi. E allora meno male che te ce sei svejato lupo. Allora meno male che stasera, comunque vada, avrai voja de ululà" (KC1927) C'è solo l'A.S.Roma
"...anch'io potrei andar via perchè c'è gente che non è in grado di reggere un dibattito qualsiasi. Per mia fortuna qualcuno c'è."
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Re: Il manuale del calcio
Il Calcio di Ago - Gianni Mura per Il Manuale del Calcio su Repubblica di oggi 17 settembre
pubblicata da Il Manuale del Calcio - Il calcio è semplicità il giorno Lunedì 17 settembre 2012 alle ore 9.18 ·
Oggi che essere serio è quasi una tara, oggi che molti calciatori hanno più tatuaggi che idee, oggi che Luca Di Bartolomei mi manda le bozze del libro che ridà voce a suo padre, oggi mi arriva addosso una grande nostalgia (che mi tengo) con qualche pensiero che non mi tengo, e scrivo.
Sul desiderio del figlio di ridare, dopo tanti anni, voce al padre, non mi esprimo. Uno psicologo potrebbe farlo molto
meglio di me. O qualcuno che abbia, tanto per citare Gadda, una cognizione del dolore profonda e comunque condivisa. Vorrei parlare della serietà nel calcio.
AgostinoDi Bartolomei era un calciatore serio, un vero professionista, e una persona seria. Non era isolato, ma in minoranza. Cresciuto sui campetti di Tor Marancia, nei musei d’arte moderna era come a casa. Non amava il lato caciarone del tifo e nemmeno gli eccessi.
Non odiava la Juve, in un periodo di grande contrapposizione. Meglio cercare di copiare i lati buoni che odiare, diceva. Era un grande capitano. Una volta la fascia bianca si assegnava per motivi legati all’etica, all’ascendente sui compagni, al senso di responsabilità, alla correttezza nei rapporti con l’arbitro. Agostino all’arbitro si avvicinava tenendo sempre le mani dietro la schiena, come dovrebbe fare ogni capitano. Ma oggi la fascia di capitano si dà al più famoso, all’idolo delle curve, poco importa se
colleziona multe e squalifiche. L’educazione è un optional.
L’educazione, già. Agostino tornava spesso su questo argomento. Più di vent’anni fa aveva proposto che si rendesse
obbligatorio, dalle elementari, lo studio della storia dello sport. Non del calcio, attenzione. Dello sport. Perché Agostino
sapeva che la violenza, lo sradicamento, tanti mali sociali si possono prevenire e conviene partire presto.
Mi ha fatto sorridere, ma ci ho ritrovato tutto Agostino, la sua minuziosità, il suo lasciare poco o nulla al caso, il consiglio di asciugare bene le dita dei piedi, dopo la doccia. Giusto, è in quei punti che possono colpire le micosi. Giusto consiglio, da maestro di calcio.
Oggi un ragazzino che gioca bene a pallone vorrebbe forse sapere a che età gli conviene affidarsi a un procuratore, ma questo nulla toglie alla vocazione di Agostino. Al grande calcio era arrivato per gradi, nessuno gli aveva regalato nulla. Da centrocampista ebbe una seconda carriera come libero, o centrale difensivo.
Un destino che tocca solo a giocatori di costruzione, con un grande senso del gioco collettivo. Come Beckenbauer, come Scirea che mi viene automatico accostare ad Agostino per i silenzi e per la stessa visione di un calcio semplice, pulito. Perché questo è il calcio, quando si comincia. Poi cambia, o cambiano i calciatori. Non Scirea, non Di Bartolomei, veri capitani che non avevano bisogno di gridare. Bastava un’occhiata, un gesto. Di Bartolomei ha avuto un grande maestro, Liedholm, ma anche Scopigno lo apprezzava molto.
Anche qui hedra ma senza impancamenti, la semplicità, la lettura del gioco. Oggi nelle telecronache tutti i calciatori sono abilissimi nel leggere. L’azione, dicono i telecronisti. Giornali e libri, meno, dico io. Che bisogno c’è, in fondo? Puoi bloggare, andare su Facebook, cinguettare. Credo che Agostino leggesse molto, volesse documentarsi, capire, farsi una sua idea, non solo sul pallone. Nel pallone gli sarebbe piaciuto fare il maestro, e questo testo che avete tra le mani lo dimostra.
Quando morì, lo paragonai a Garrone, personaggio di Cuore.
Quando morì mi venne in mente di quanto amasse la vita: la famiglia, il mare, la buona tavola, l’ironia, il senso della misura, l’arte, la musica, le partitine a poker. Di quanto non gli piacessero le sceneggiate, l’indisciplina, i personalismi,
i giudizi superficiali, la frenesia spacciata per velocità il volume alto spacciato per autorevolezza, la cialtroneria per intelligenza. Era una persona intelligente e civile e un calciatore più bravo che lento, per uscire dagli schemi. Intelligente e bravo perché sapeva che si gioca in undici e che da soli non si vince nulla. E lo trovate ripetuto,
questo concetto, nel libro.
Sapeva che una squadra di grande livello non nasce spontaneamente, come all’oratorio, che è il club a decidere arrivi
e partenze e non è detto che tutti si trovino simpatici, però tutti devono andare nella stessa direzione. Un capitano è
anche quello che indica la direzione. E Agostino Di Bartolomei l’ha fatto.
Pur essendo io più anziano, non l’ho mai chiamato né Ago né Diba.
Per rispetto di un nome e un cognome che, con l’atteggiamento, mi ricordavano il profumo del pane fresco, la mattina presto.
E così continuerò a ricordarlo,col suo senso del dovere, della lealtà, della dignità.
I veri capitani possono morire o anche scegliere di morire, ma dimenticarli è impossibile.
pubblicata da Il Manuale del Calcio - Il calcio è semplicità il giorno Lunedì 17 settembre 2012 alle ore 9.18 ·
Oggi che essere serio è quasi una tara, oggi che molti calciatori hanno più tatuaggi che idee, oggi che Luca Di Bartolomei mi manda le bozze del libro che ridà voce a suo padre, oggi mi arriva addosso una grande nostalgia (che mi tengo) con qualche pensiero che non mi tengo, e scrivo.
Sul desiderio del figlio di ridare, dopo tanti anni, voce al padre, non mi esprimo. Uno psicologo potrebbe farlo molto
meglio di me. O qualcuno che abbia, tanto per citare Gadda, una cognizione del dolore profonda e comunque condivisa. Vorrei parlare della serietà nel calcio.
AgostinoDi Bartolomei era un calciatore serio, un vero professionista, e una persona seria. Non era isolato, ma in minoranza. Cresciuto sui campetti di Tor Marancia, nei musei d’arte moderna era come a casa. Non amava il lato caciarone del tifo e nemmeno gli eccessi.
Non odiava la Juve, in un periodo di grande contrapposizione. Meglio cercare di copiare i lati buoni che odiare, diceva. Era un grande capitano. Una volta la fascia bianca si assegnava per motivi legati all’etica, all’ascendente sui compagni, al senso di responsabilità, alla correttezza nei rapporti con l’arbitro. Agostino all’arbitro si avvicinava tenendo sempre le mani dietro la schiena, come dovrebbe fare ogni capitano. Ma oggi la fascia di capitano si dà al più famoso, all’idolo delle curve, poco importa se
colleziona multe e squalifiche. L’educazione è un optional.
L’educazione, già. Agostino tornava spesso su questo argomento. Più di vent’anni fa aveva proposto che si rendesse
obbligatorio, dalle elementari, lo studio della storia dello sport. Non del calcio, attenzione. Dello sport. Perché Agostino
sapeva che la violenza, lo sradicamento, tanti mali sociali si possono prevenire e conviene partire presto.
Mi ha fatto sorridere, ma ci ho ritrovato tutto Agostino, la sua minuziosità, il suo lasciare poco o nulla al caso, il consiglio di asciugare bene le dita dei piedi, dopo la doccia. Giusto, è in quei punti che possono colpire le micosi. Giusto consiglio, da maestro di calcio.
Oggi un ragazzino che gioca bene a pallone vorrebbe forse sapere a che età gli conviene affidarsi a un procuratore, ma questo nulla toglie alla vocazione di Agostino. Al grande calcio era arrivato per gradi, nessuno gli aveva regalato nulla. Da centrocampista ebbe una seconda carriera come libero, o centrale difensivo.
Un destino che tocca solo a giocatori di costruzione, con un grande senso del gioco collettivo. Come Beckenbauer, come Scirea che mi viene automatico accostare ad Agostino per i silenzi e per la stessa visione di un calcio semplice, pulito. Perché questo è il calcio, quando si comincia. Poi cambia, o cambiano i calciatori. Non Scirea, non Di Bartolomei, veri capitani che non avevano bisogno di gridare. Bastava un’occhiata, un gesto. Di Bartolomei ha avuto un grande maestro, Liedholm, ma anche Scopigno lo apprezzava molto.
Anche qui hedra ma senza impancamenti, la semplicità, la lettura del gioco. Oggi nelle telecronache tutti i calciatori sono abilissimi nel leggere. L’azione, dicono i telecronisti. Giornali e libri, meno, dico io. Che bisogno c’è, in fondo? Puoi bloggare, andare su Facebook, cinguettare. Credo che Agostino leggesse molto, volesse documentarsi, capire, farsi una sua idea, non solo sul pallone. Nel pallone gli sarebbe piaciuto fare il maestro, e questo testo che avete tra le mani lo dimostra.
Quando morì, lo paragonai a Garrone, personaggio di Cuore.
Quando morì mi venne in mente di quanto amasse la vita: la famiglia, il mare, la buona tavola, l’ironia, il senso della misura, l’arte, la musica, le partitine a poker. Di quanto non gli piacessero le sceneggiate, l’indisciplina, i personalismi,
i giudizi superficiali, la frenesia spacciata per velocità il volume alto spacciato per autorevolezza, la cialtroneria per intelligenza. Era una persona intelligente e civile e un calciatore più bravo che lento, per uscire dagli schemi. Intelligente e bravo perché sapeva che si gioca in undici e che da soli non si vince nulla. E lo trovate ripetuto,
questo concetto, nel libro.
Sapeva che una squadra di grande livello non nasce spontaneamente, come all’oratorio, che è il club a decidere arrivi
e partenze e non è detto che tutti si trovino simpatici, però tutti devono andare nella stessa direzione. Un capitano è
anche quello che indica la direzione. E Agostino Di Bartolomei l’ha fatto.
Pur essendo io più anziano, non l’ho mai chiamato né Ago né Diba.
Per rispetto di un nome e un cognome che, con l’atteggiamento, mi ricordavano il profumo del pane fresco, la mattina presto.
E così continuerò a ricordarlo,col suo senso del dovere, della lealtà, della dignità.
I veri capitani possono morire o anche scegliere di morire, ma dimenticarli è impossibile.
Ospite- Ospite
Re: Il manuale del calcio
Grazie Barbs
Mamma mia, Gianni Mura mi piace un sacco come scrive di calcio (sarà un caso che s'intenda anche di cucina?)
Spero che questo pezzo lo leggano tutti, è bellissimo. Mi sono commossa. Ma questa non è una novità quando c'è di mezzo il grande Capitano Agostino.
L'ho detto una volta, lo ripeto:quanto siamo stati fortunati noi romanisti coi nostri capitani, almeno quelli che ho conosciuto io.
Mamma mia, Gianni Mura mi piace un sacco come scrive di calcio (sarà un caso che s'intenda anche di cucina?)
Spero che questo pezzo lo leggano tutti, è bellissimo. Mi sono commossa. Ma questa non è una novità quando c'è di mezzo il grande Capitano Agostino.
L'ho detto una volta, lo ripeto:quanto siamo stati fortunati noi romanisti coi nostri capitani, almeno quelli che ho conosciuto io.
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"Oggi lo sai che i tempi cupi non finiscono mai. Ma sai pure che pe campacce mejo dentro, c'è bisogno de esse lupi. E allora meno male che te ce sei svejato lupo. Allora meno male che stasera, comunque vada, avrai voja de ululà" (KC1927) C'è solo l'A.S.Roma
"...anch'io potrei andar via perchè c'è gente che non è in grado di reggere un dibattito qualsiasi. Per mia fortuna qualcuno c'è."
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Re: Il manuale del calcio
Ma quando esce il libro??
asr_92- Utente caparbio
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Re: Il manuale del calcio
Mi pare il 24, cioè lunedì prossimo
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Re: Il manuale del calcio
Sicura??
Allora tocca compra repubblica!
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asr_92- Utente caparbio
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Re: Il manuale del calcio
Ma non credo che esca con Repubblica. Devo approfondire. Poi ti dico
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Re: Il manuale del calcio
Non esce con Repubblica ma si troverà nelle edicole dal 24 p.v.
L'editore è Fandango.
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andreafalciani- Utente fedele
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Re: Il manuale del calcio
Grazie Andrea. Allora tutti in edicola il 24. O meglio, io corro.
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Re: Il manuale del calcio
Finalmente, da oggi in tutte le librerie
http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/di-bartolomei-insegna-e-il-manuale-del-calcio/105840/104220
Guardate anche il video, merita. Buona lettura a tutti. Grazie ad Agostino, Luca e grazie anche a Gianni Mura.
http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/di-bartolomei-insegna-e-il-manuale-del-calcio/105840/104220
Guardate anche il video, merita. Buona lettura a tutti. Grazie ad Agostino, Luca e grazie anche a Gianni Mura.
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Re: Il manuale del calcio
La lezione di Agostino: Il calcio uno stile di vita
(corriere.it – L.Valdiserri) “Il manuale del calcio” di Agostino Di Bartolomei (Fandango Libri, 269 pagine, 15 euro) mi è capitato tra le mani poco prima di Juventus-Roma, cioè la gara che, con il ritorno di Zdenek Zeman sulla panchina giallorossa, era diventata la madre di tutte le partite. Ho cominciato a leggerlo e il primo pensiero che mi è venuto in mente è che persone – attenzione, ho detto persone e non personaggi – come Ago e come il capitano bianconero Gaetano Scirea erano una fortuna non solo per le loro squadre, ma per tutto il calcio italiano. Con loro era sport, mai guerra. Il rispetto dell’avversario non era una regola del gioco, veniva proprio prima di tutto.
Questo blog è dedicato a persone che non erano ancora nate quando Di Bartolomei giocava. Ma proprio per questo il libro di Ago, come lo chiama suo figlio Luca, è importante: perché prescinde dal tempo. E’ un vademecum tra regole (quasi tutti i calciatori e gli allenatori non le conoscono o ne danno un’interpretazione particolare), esercizi per diventare giocatori o quanto meno cittadini sani, racconti di chi il calcio lo ha vissuto e amato. Può essere sintetizzato al massimo con questa frase: il calcio è semplicità. E la frase vale anche per la vita.
Come scrive il figlio Luca “i primi appunti e le prime bozze che ho ritrovato risalgono al marzo del 1985. Negli anni successivi Ago avrebbe continuato a lavorarci, aggiungendo pagine e approfondendo singoli aspetti, dalla tecnica calcistica agli allenamenti, senza avere il piacere di vederlo pubblicato. Era rimasto chiuso in uno di quei cassetti che di solito si preferisce non aprire. Fino a ora. Così, quando ho ritrovato le bozze, ho creduto fosse giusto avverare questo suo desiderio restituendo ai tifosi e agli sportivi un po’ di quell’affetto che in questo tempo loro avevano avuto per Ago e per la mia famiglia”.
La storia di Agostino Di Bartolomei, morto suicida a 39 anni il 30 maggio 1994 (“Mi sento chiuso in un buco”, scrisse in un biglietto), è stata bella e disperata. Questo libro la restituisce tutta, con un valore in più, fortemente voluto da Luca: la speranza in quello che può portarci il futuro.
@ Pog:esisteva già il topic aperto da Paolo, perché non li riunisci per favore? Grazie
(corriere.it – L.Valdiserri) “Il manuale del calcio” di Agostino Di Bartolomei (Fandango Libri, 269 pagine, 15 euro) mi è capitato tra le mani poco prima di Juventus-Roma, cioè la gara che, con il ritorno di Zdenek Zeman sulla panchina giallorossa, era diventata la madre di tutte le partite. Ho cominciato a leggerlo e il primo pensiero che mi è venuto in mente è che persone – attenzione, ho detto persone e non personaggi – come Ago e come il capitano bianconero Gaetano Scirea erano una fortuna non solo per le loro squadre, ma per tutto il calcio italiano. Con loro era sport, mai guerra. Il rispetto dell’avversario non era una regola del gioco, veniva proprio prima di tutto.
Questo blog è dedicato a persone che non erano ancora nate quando Di Bartolomei giocava. Ma proprio per questo il libro di Ago, come lo chiama suo figlio Luca, è importante: perché prescinde dal tempo. E’ un vademecum tra regole (quasi tutti i calciatori e gli allenatori non le conoscono o ne danno un’interpretazione particolare), esercizi per diventare giocatori o quanto meno cittadini sani, racconti di chi il calcio lo ha vissuto e amato. Può essere sintetizzato al massimo con questa frase: il calcio è semplicità. E la frase vale anche per la vita.
Come scrive il figlio Luca “i primi appunti e le prime bozze che ho ritrovato risalgono al marzo del 1985. Negli anni successivi Ago avrebbe continuato a lavorarci, aggiungendo pagine e approfondendo singoli aspetti, dalla tecnica calcistica agli allenamenti, senza avere il piacere di vederlo pubblicato. Era rimasto chiuso in uno di quei cassetti che di solito si preferisce non aprire. Fino a ora. Così, quando ho ritrovato le bozze, ho creduto fosse giusto avverare questo suo desiderio restituendo ai tifosi e agli sportivi un po’ di quell’affetto che in questo tempo loro avevano avuto per Ago e per la mia famiglia”.
La storia di Agostino Di Bartolomei, morto suicida a 39 anni il 30 maggio 1994 (“Mi sento chiuso in un buco”, scrisse in un biglietto), è stata bella e disperata. Questo libro la restituisce tutta, con un valore in più, fortemente voluto da Luca: la speranza in quello che può portarci il futuro.
@ Pog:esisteva già il topic aperto da Paolo, perché non li riunisci per favore? Grazie
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Re: Il manuale del calcio
Ma perché lo fece? E' una scelta così estrema .... io non la capisco, ho proprio difficoltà a capirla.
andreafalciani- Utente fedele
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Re: Il manuale del calcio
andreafalciani ha scritto:Ma perché lo fece? E' una scelta così estrema .... io non la capisco, ho proprio difficoltà a capirla.
Di fronte a certe scelte io non mi chiedo, temo che bisogna solo accettare la cosa, la verità la conosce solo chi se la porta con se', chiedersi credo possa fare più male che bene a chi resta. Ma forse dico solo una sciocchezza, non so.
Riguardo a Capitan Di Bartolomei il rimpianto è legato ad un uomo che era troppo giovane per morire, lo abbiamo apprezzato come giocatore, ora, da tante cose che vengono fuori, impariamo ad apprezzarlo anche come persona, se già non lo facevamo prima. C'è il rischio di farne un "santino", e non credo che suo figlio Luca voglia questo, e soprattutto che la sua grandezza sia accentuata dalla pochezza di certe figure che oggi calcano i campi di gioco.
Io non credo che possa apparire ai nostri occhi migliore di quanto non fosse solo perché il panorama odierno è abbastanza desolante, ma che ci fosse davvero della sostanza e che ci siamo persi una gran persona. Ad ogni modo sapere qualcosa in più di lui non può che farci bene, è stata una figura positiva come nostro Capitano, e ci rende fieri di essere romanisti.
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