articoli vendita roma del 25 novembre

Mf-DowJones - E' arrivata stamattina la vendor due diligence sulla As Roma sulle scrivanie dei potenziali acquirenti del club giallorosso. E' quanto apprende MfDowJones da alcune fonti accreditate. Si tratta di un
report approfondito preparato per la parte contabile da Deloitte & Touche e per la parte legale dagli studi Grimaldi e Associati, Carbonetti e Lovells.

Con l'invio della vendor due diligence inizia, dunque, la fase decisiva sulla procedura di vendita della As Roma da parte di Unicredit, coadiuvata dall'advisor Rothschild. La fase che segnerà la linea di demarcazione tra chi realmente è intenzionato a mettere sul tavolo un progetto serio di medio e lungo termine, i capitali e quindi a fare l'offerta vincolante e chi invece pensa di poter tornare a casa con un "abbiamo scherzato".

Il documento infatti contiene tutti gli elementi determinanti per valutare la situazione economico-finanziaria del club di Totti & Company da parte dei gruppi in gara. Al fine di assicurare un processo di vendita efficiente, il venditore, in questo caso Unicredit e la famiglia Sensi, devono presentare ai potenziali acquirenti le proprie informazioni finanziarie nella maniera più trasparente possibile.

La due diligence è infatti un report approfondito sullo stato di salute di una società in vendita. Consente al venditore di mantenere un maggior controllo sul processo di vendita e sulle tempistiche di completamento della transazione con potenziale beneficio sul prezzo di cessione che al momento è ancora di difficile definizione e tutte le indiscrezioni (130-150 milioni di euro) non hanno registrato conferme.

Il documento è stato inviato a quasi tutti i partecipanti alla fase di offerta non vincolante. Mentre, infatti, si era inizialmente scelto di far entrare nella fase di vendor due diligence solo le tre offerte ritenute credibili e finanziariamente strutturate, alla fine Unicredit ha aggiunto alla short list a tre (gruppo statunitense, arabi e l'italiano Angelucci) anche altri due pretendenti meno quotati per lasciare spazio ad una data room più ampia.

Per quel che riguarda la tempistica occorrerà qualche settimana per poter definire e preparare un'offerta vincolante. Unicredit e Rothschild tenteranno di stringere i tempi per far chiudere il deal entro la fine dell'anno, ma è ragionevole ritenere che in questo tipo di operazioni così complesse i venti giorni lavorativi che restano da qui a Natale potrebbero non essere sufficienti.

Attenzione: se l’AS Roma sarà rilevata da Aabar o dal gruppo americano è facilmente immaginabile che in poco tempo diventi una delle società più ricche del mondo, ai livelli del Barcellona e del Real Madrid, del Chelsea e del Manchester City.

Sia gli arabi che gli americani hanno idee chiare e disponibilità finanziarie enormi, si parla di minimo 150 milioni di euro per l’acquisto delle azioni in mano ad Unicredit, di 80-100 milioni per il riassetto organizzativo e (soprattutto) per la campagna acquisti, di una cifra intorno ai 250 milioni di euro per la costruzione dello stadio di proprietà.

E quindi, così come ai tempi della trattativa con Kerimov dicevamo “Capitalia? No, grazie!”, adesso lo slogan non può che essere “Angelucci? No, grazie! io sto con Aabar!”.

ANGELUCCI? NO, GRAZIE!

io sapevo che si sarebbe risolto tutto a metà novembre invece ancora niente.

Io dico anche che probabilmente a giugno staremo conciati come adesso

Siamo ancora in alto mare secondo me. Sia gli Americani che gli Arabi vogliono capire tante cose del ns calcio prim'ancora che dell'AsRoma.

Pensate solo un attimo ad un aspetto: il pubblico agli stadi. Questi vedono le partite in Germania, in Inghilterra ed in Spagna con stadi stracolmi mentre da noi tolto rarissimi casi gli stadi al contrario sono semivuoti... dunque ragionando e facendosi anche uno stadio di proprieta', quale motivo dovrebbe spingere un magnate ad investire nel calcio italico? Il blasone ? Non basta, o forse la fama di essere a capo di una societa' che sta nella capitale ? E puoi capire che gli freghi ad un americano od arabo che sia...x loro il derby contro la lanzie o la partita contro gobbastri od intersfigati e' un match qualunque, certo contro squadre importanti ma poi ?!?!
Arrivano da culture sportive differenti quindi non hanno lo stesso spirito che x esempio potrebbe avere un manager europeo (alla Abramovic o Perez x intenderci) che magari di calcio (e mafia nel caso del russo...) un po' ne capiscono.
Ma questo e' solo un aspetto. Senza tralasciare le curve dei fascistelli del mio gran pupazzo che rompono le palpebre e lanciano bombe carta nel momento che perdi 2 partite di fila, le contestazioni ad minchiam tipiche del ns paese e le polemiche del restante pupazzo ad ogni partita.
Ma perche' non vi siete chiesti il MOTIVO x cui da noi non ci sono praticamente managers stranieri a capo di societa' calcistiche?!?!?
Qualche ragione ci sara' o no ???

Vi abbraccio lupescamente... Ale.