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Gazzetta dello Sport – Pallotta, la Roma scopre la voce del padrone
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Gazzetta dello Sport – Pallotta, la Roma scopre la voce del padrone
DiBenedetto who? DiBenedetto chi? Dopo il «piccolo colpo di stato» (copyright UniCredit) che nel cda del 14 dicembre ha tolto le deleghe operative all’attuale presidente, a Trigoria il peso politico di mister Tom — l’uomo della felpa casual color arancio e dagli anelli in stile Jersey Shore — è ormai ai minimi storici. Sembra passato un secolo da quando— ad ogni intoppo—lo sentivamo ripetere l’ossessivo mantra: «Roma non è stata costruita in un giorno», mentre l’agiografia che lo accompagnava rivelava come volesse stabilirsi a Roma per seguire più da vicino la «sua» squadra.
L’era PallottaAltri tempi. Con l’uscita dal Cda dei due soci Ruane e D’Amore e la concentrazione di tante deleghe operative nelle mani di Mark Pannes, cioè l’uomo del Raptor Fund, si è capito che in realtà quello che sussurrava UniCredit era vero: l’uomo forte della cordata — cioè quello che risponde meglio al mix di solidità economica e reale interesse alle vicende giallorosse — era solo uno, James Pallotta. Da domani, perciò, si può dire che cominci ufficialmente la sua era, visto che sarà a Roma per entrare per la prima volta a Trigoria e fare una full immersion nell’universo giallorosso. Inutile dire che è atteso da tutti, anche per capire fino in fondo le sue strategie soprattutto dal punto di vista economico-commerciale. Dopo le malinconiche visite pastorali di DiBenedetto, per Pallotta niente visite istituzionalimasolo incontri con dirigenti, giocatori e staff tecnico.
Da Garnett a De Rossi Tenendo conto che non c’è alcun nesso stringente tra l’arrivo a Roma di Pallotta (che si fermerà fino a martedì) e il rinnovo di De Rossi (ieri il manager Berti era a Dubai per assistere al match del Milan), certo è che la coincidenza induce a riflessioni, non fosse altro per una questione comunicativa. Immaginate quanto potrebbe essere sgradevole accusare il colpo di un «no» dell’azzurro al prolungamento del rapporto con la Roma proprio quando l’azionista di riferimento (e possibile socio di maggioranza nella opaca LLC che consorzia i quattro manager Usa) è in visita a Trigoria ad esporre le sue idee per promuovere il brand, fra le quali spicca quella di avere Kevin Garnett, l’attempata stella Nba dei Boston Celtics come testimonial. Logico, perciò, che il club giallorosso viva giorni caldi. Per questo ci piace ripercorrere alcune frasi di Pallotta rilasciate a primavera come una sorta di vademecum conoscitivo. «Vogliamo ridare il tricolore a Roma il prima possibile e portare il club ai livelli gloriosi che merita. Roma è un brand incredibile, riconosciuto in tutto il mondo. A Boston, NewYork e Chicago c’è un grande interesse, con il nostro ingresso l’appeal esploderà. DiBenedetto? È un grande manager, sarà lui a prendere le decisioni ». Era il 15 aprile scorso. Più o meno mille anni fa.
Gazzetta dello Sport - Massimo Cecchini
L’era PallottaAltri tempi. Con l’uscita dal Cda dei due soci Ruane e D’Amore e la concentrazione di tante deleghe operative nelle mani di Mark Pannes, cioè l’uomo del Raptor Fund, si è capito che in realtà quello che sussurrava UniCredit era vero: l’uomo forte della cordata — cioè quello che risponde meglio al mix di solidità economica e reale interesse alle vicende giallorosse — era solo uno, James Pallotta. Da domani, perciò, si può dire che cominci ufficialmente la sua era, visto che sarà a Roma per entrare per la prima volta a Trigoria e fare una full immersion nell’universo giallorosso. Inutile dire che è atteso da tutti, anche per capire fino in fondo le sue strategie soprattutto dal punto di vista economico-commerciale. Dopo le malinconiche visite pastorali di DiBenedetto, per Pallotta niente visite istituzionalimasolo incontri con dirigenti, giocatori e staff tecnico.
Da Garnett a De Rossi Tenendo conto che non c’è alcun nesso stringente tra l’arrivo a Roma di Pallotta (che si fermerà fino a martedì) e il rinnovo di De Rossi (ieri il manager Berti era a Dubai per assistere al match del Milan), certo è che la coincidenza induce a riflessioni, non fosse altro per una questione comunicativa. Immaginate quanto potrebbe essere sgradevole accusare il colpo di un «no» dell’azzurro al prolungamento del rapporto con la Roma proprio quando l’azionista di riferimento (e possibile socio di maggioranza nella opaca LLC che consorzia i quattro manager Usa) è in visita a Trigoria ad esporre le sue idee per promuovere il brand, fra le quali spicca quella di avere Kevin Garnett, l’attempata stella Nba dei Boston Celtics come testimonial. Logico, perciò, che il club giallorosso viva giorni caldi. Per questo ci piace ripercorrere alcune frasi di Pallotta rilasciate a primavera come una sorta di vademecum conoscitivo. «Vogliamo ridare il tricolore a Roma il prima possibile e portare il club ai livelli gloriosi che merita. Roma è un brand incredibile, riconosciuto in tutto il mondo. A Boston, NewYork e Chicago c’è un grande interesse, con il nostro ingresso l’appeal esploderà. DiBenedetto? È un grande manager, sarà lui a prendere le decisioni ». Era il 15 aprile scorso. Più o meno mille anni fa.
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