nessuno ha postato nulla????

Ora sono come le ciliegie. Uno tira l'altro. L'ultimo a testimoniare contro Lance Armstrong è un altro ex compagno, Steffen Kjaergaard, che ha difeso i colori della Us Postal nel 2000 e 2001. «Ho iniziato a doparmi per conto mio nel 1998, quando correvo in Danimarca nella Chicky World e ho continuato a farlo quando sono arrivato nel team americano. Tutto era organizzato dalla squadra. Posso presupporre che, come me, lo facessero tanti miei compagni di squadra» ha confessato il norvegese, quasi ormai fuori tempo massimo, visto l'impressionate quantità di materiale raccolto dall'Agenzia antidoping americana.

Lo stesso Armstrong, su cui tutto si può dire ma non che non sia un combattente, sembra rassegnato a dare addio alle sue vittorie. Nel suo profilo twitter ha già eliminato la dicitura "7 volte vincitore del Tour de France". Ora i suoi oltre 3 milioni di followers trovano questa presentazione: "Cresco i miei cinque figli, combatto il cancro, nuoto, vado in bici, corro e gioco a golf ogni volta che posso". Un basso profilo che però non deve ingannare troppo.
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Il texano infatti farà appello contro la decisione dell'Uci davanti al tribunale arbitrale dello sport di Losanna la cui sentenza sarà irrevocabile. Un procedimento che, comunque, richiederà parecchi mesi. Armstrong, già da tempo scaricato in patria, spera così di organizzare meglio la sua linea difensiva. Quello che lo preoccupa è soprattutto l'aspetto economico, cioè quanto gli costerà tutta la vicenda. Money is money... Difficile quantificare. Perché non si parla solo dei premi vinti nelle corse, che coinvolgono centinaia di persone, e che sono gestiti dall'associazione mondiale corridori. La cifra potrebbe aggirarsi intorno ai 5 milioni di euro, ma si va a spanne, e ricostruire tutti i passaggi sarà un compito improbo.

Ma poi c'è il resto. E che resto! Gli sponsor sono scappati via a gambe levate. Nike, Trek e altre ancora portavano ad Armstrong circa 16 milioni di dollari all'anno. Non è bello associare la propria immagine a un corridore che non solo si è dopato come un cavallo («Ho preso epo, testosterone, ormone della crescita, corticoidi e steroidi», dice Armstrong ai medici che l'avevano in cura per il cancro ai testicoli, secondo le rivelazioni fatte da Betty Andreu, moglie del gregario Frankie, e da Emma O'Reilly, la massaggiatrice dei primi Tour vinti dal texano); non è bello, dicevamo, associare la propria immagine a un corridore che non solo si è dopato, ma che avrebbe mentito davanti al Gran Jury nell'affare Sca Promotion, cioè la causa che gli fece l'assicurazione per riavere i premi vinti dopo le prime testimonianze dei suoi ex compagni.

Armstrong, davanti al giudice, ha sempre negato d'aver fatto uso di doping e perfino di aver avuto ancora contatti con Michele Ferrari, uno dei tre medici che secondo l'Usada gestiva tutto il "sistema". Ora tutto si riapre grazie alle prove raccolte dall'Agenzia americana antidoping. E il Boss rischia parecchio: sia in termini di soldi (circa 8 milioni di dollari da restituire alle assicurazioni) sia dal punto di vista penale. Il processo aperto dall'agente Novitzky per uso di fondi pubblici delle poste americane (Us Postal) per acquistare doping per tutta la squadra, pur essendo stato archiviato lo scorso 12 febbraio, potrebbe essere riaperto dopo tutto quello che emerso dalle nuove testimonianze. E per Armstrong sarebbero guai. Negli Stati Uniti non si va per il sottile, come ha verificato Marion Jones quando nel 2006 si prese 6 mesi di carcere per spergiuro.

Un bel ginepraio. Anzi un verminaio per nulla "ripulito" dalle ultime dichiarazioni di Michele Ferrari al sito quotidiano.net, in cui l'ineffabile medico dice che «non è mai stato colto con la pistola fumante, che su di lui ci sono solo sospetti e che l'Epo è usata anche come terapia anticancro». Fantastico. Ferrari, come quei mariti colti in flagrante dalla moglie, nega tutto, ma non nega che la chimica e la farmacologia siano ormai il pane e l'acqua quotidiano del ciclismo.

L'aver strappato la figurina di Armstrong dall'album del Tour non basta. È solo un piccolo passo in questa lotta difficilissima. Il doping, nel ciclismo, da almeno 20 anni, è ormai pratica diffusa. E ha goduto di complicità e omertà mafiosa, a tutti i livelli. La stessa Uci, nonostante questa svolta, ha responsabilità pesantissime. Sia d'aver chiuso tutti e due gli occhi, sia d'aver accettato da Armstrong 125 mila dollari «per finanziare la lotta al doping». Secondo l'accusa questi soldi sarebbero serviti come risarcimento dopo il test sospetto del 2001 del Giro di Svizzera.

Il presidente dell'Uci, McQuaid, si giustifica dicendo che accettare quella donazione è stato «solo un errore». Davvero imbarazzante. Se si vuol fare sul serio pulizia, in uno sport che ha perso sponsor e credibilità in quantità industriali, bisogna cancellare subito anche queste ombre. Ma con un taglio netto. Altrimenti il ciclismo diventerà uno sport da circo delle meraviglie dove si pagherà il biglietto per vedere dei fenomeni che volano in salita nonostante la legge di gravità. Venghino signore e signori... Ecco la donna cannone, l'uomo con tre teste e infine il vincitore di sette Tour de France consecutivi...

E' una cosa gravissima e un danno grave per i giovani che credono in quello sport, gravissimo.

quello andava a 50km all'ora di media.impensabile.spero gli chiedano anche i danni.troppo facile cancellare i tweet,i post...fuori i soldi bastardo

Se penso che quando ero ragazzina e filavo che era una bellezza (per la verita' ancora adesso) mi sarebbe piaciuto provare a correre un po' sul serio ma sapevo del doping e quindi non ci ho manco provato, penso che è giusto che questo animale falso paghi.