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Fair play finanziario qualche considerazione
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Fair play finanziario qualche considerazione
Il Real può avvalersi della cosiddetta «legge Beckham», varata dal governo di Madrid nel 2005: per attrarre, si diceva, «cervelli stranieri» si è consentito di abbattere per 5 anni al 25% la loro aliquota. Un vantaggio competitivo non da poco, visto che così ogni club iberico paga il «costo del lavoro» il 30% in meno di un club italiano, e quindi ha un margine nettamente superiore per fare le sue offerteTra l’aliquota massima britannica al 50% e il 25% spagnolo si collocano i livelli di tassazione cui sono sottoposte le star della Bundesliga (45%), della serie A (43%) e della Ligue 1 (40%). Il che spiega perché altri talenti (Ribéry?) non possano essere considerati fuori pericolo. E anche perché da presidente dell’Uefa Michel Platini nutra più di un dubbio su un situazione «che solleva di nuovo e in maniera più acuta la questione del fair play finanziario e dell’equilibrio delle nostre competizioni».
Ma questa è solo la prima parte del problema. Se è vero che il neopresidente del Real può permettersi una sorta di «dumping» del pallone, i milioni di euro promessi allo United e al Milan bisogna pur averli in tasca. Il vulcanico Perez, da questo punto di vista, può essere assimilato ai vari oligarchi o sceicchi che hanno invaso i campionati occidentali. Nella sua classifica 2009 dei super-ricchi Forbes lo mette al 397mo posto e lo accredita di 1,8 miliardi di dollari di patrimonio.
Certo, Abramovich e Al Fahim sono a un livello superiore. E grazie a un super contratto per diritti televisivi da 1,8 miliardi di sterline per il 2010-13 la Premier League rimarrà ancora a lungo la prima al mondo: con un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro sopravanza di un miliardo secco Liga, Bundesliga e serie A. Qui gioca anche il contributo degli stadi di proprietà: dal ’92-’93 i club della Premier League vi hanno investito 2 miliardi di sterline. In Italia il primo sarà quello della Juventus, nel 2011. Due terzi dei ricavi di Real e Barcellona provengono da attività legate allo stadio e di tipo commerciale, in Italia si è fermi intorno al 40%.
Se le star non ci sono, comunque, il giocattolo rischia di incrinarsi anche a Manchester o a Madrid. A maggior ragione in Italia, dove i grandi giocatori esteri latitano e il rapporto stipendi-ricavi è elevato. Quello della serie A è il maggiore delle «Big Four»: il 68% contro il 63% della Spagna, il 62% britannico e il 45% della Germania. Prima di pensare a sfidare Perez, o Abramovich, bisognerà forse sfornare tanti Santon. E vincere.
fonte sky
Ma questa è solo la prima parte del problema. Se è vero che il neopresidente del Real può permettersi una sorta di «dumping» del pallone, i milioni di euro promessi allo United e al Milan bisogna pur averli in tasca. Il vulcanico Perez, da questo punto di vista, può essere assimilato ai vari oligarchi o sceicchi che hanno invaso i campionati occidentali. Nella sua classifica 2009 dei super-ricchi Forbes lo mette al 397mo posto e lo accredita di 1,8 miliardi di dollari di patrimonio.
Certo, Abramovich e Al Fahim sono a un livello superiore. E grazie a un super contratto per diritti televisivi da 1,8 miliardi di sterline per il 2010-13 la Premier League rimarrà ancora a lungo la prima al mondo: con un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro sopravanza di un miliardo secco Liga, Bundesliga e serie A. Qui gioca anche il contributo degli stadi di proprietà: dal ’92-’93 i club della Premier League vi hanno investito 2 miliardi di sterline. In Italia il primo sarà quello della Juventus, nel 2011. Due terzi dei ricavi di Real e Barcellona provengono da attività legate allo stadio e di tipo commerciale, in Italia si è fermi intorno al 40%.
Se le star non ci sono, comunque, il giocattolo rischia di incrinarsi anche a Manchester o a Madrid. A maggior ragione in Italia, dove i grandi giocatori esteri latitano e il rapporto stipendi-ricavi è elevato. Quello della serie A è il maggiore delle «Big Four»: il 68% contro il 63% della Spagna, il 62% britannico e il 45% della Germania. Prima di pensare a sfidare Perez, o Abramovich, bisognerà forse sfornare tanti Santon. E vincere.
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Ospite- Ospite
Re: Fair play finanziario qualche considerazione
presto il calcio italiano diventera' come quello svizzero tanto per dirne uno, c'e' un fuggi fuggi di giocatori o tutti in Spagna o in Inghilterra
Ospite- Ospite
Re: Fair play finanziario qualche considerazione
analisi drammatica quella di alexmaribium(ho detto bene?).Tra non molto ci sarà un crak nel calcio,troppi debitiROMANISTANAPOLETANO89 ha scritto:presto il calcio italiano diventera' come quello svizzero tanto per dirne uno, c'e' un fuggi fuggi di giocatori o tutti in Spagna o in Inghilterra
Ma tutto questo non sarà un male perchè ritorneremoal calcio di Rozzi da Ascoli,di Anconetani del Pisa e vedrete che la domenica sarà intensa e piena di brio
come siamo ridotti..........
claudio52- Gold Member
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Re: Fair play finanziario qualche considerazione
alexmarubium ha scritto:Il Real può avvalersi della cosiddetta «legge Beckham», varata dal governo di Madrid nel 2005: per attrarre, si diceva, «cervelli stranieri» si è consentito di abbattere per 5 anni al 25% la loro aliquota. Un vantaggio competitivo non da poco, visto che così ogni club iberico paga il «costo del lavoro» il 30% in meno di un club italiano, e quindi ha un margine nettamente superiore per fare le sue offerteTra l’aliquota massima britannica al 50% e il 25% spagnolo si collocano i livelli di tassazione cui sono sottoposte le star della Bundesliga (45%), della serie A (43%) e della Ligue 1 (40%). Il che spiega perché altri talenti (Ribéry?) non possano essere considerati fuori pericolo. E anche perché da presidente dell’Uefa Michel Platini nutra più di un dubbio su un situazione «che solleva di nuovo e in maniera più acuta la questione del fair play finanziario e dell’equilibrio delle nostre competizioni».
Ma questa è solo la prima parte del problema. Se è vero che il neopresidente del Real può permettersi una sorta di «dumping» del pallone, i milioni di euro promessi allo United e al Milan bisogna pur averli in tasca. Il vulcanico Perez, da questo punto di vista, può essere assimilato ai vari oligarchi o sceicchi che hanno invaso i campionati occidentali. Nella sua classifica 2009 dei super-ricchi Forbes lo mette al 397mo posto e lo accredita di 1,8 miliardi di dollari di patrimonio.
Certo, Abramovich e Al Fahim sono a un livello superiore. E grazie a un super contratto per diritti televisivi da 1,8 miliardi di sterline per il 2010-13 la Premier League rimarrà ancora a lungo la prima al mondo: con un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro sopravanza di un miliardo secco Liga, Bundesliga e serie A. Qui gioca anche il contributo degli stadi di proprietà: dal ’92-’93 i club della Premier League vi hanno investito 2 miliardi di sterline. In Italia il primo sarà quello della Juventus, nel 2011. Due terzi dei ricavi di Real e Barcellona provengono da attività legate allo stadio e di tipo commerciale, in Italia si è fermi intorno al 40%.
Se le star non ci sono, comunque, il giocattolo rischia di incrinarsi anche a Manchester o a Madrid. A maggior ragione in Italia, dove i grandi giocatori esteri latitano e il rapporto stipendi-ricavi è elevato. Quello della serie A è il maggiore delle «Big Four»: il 68% contro il 63% della Spagna, il 62% britannico e il 45% della Germania. Prima di pensare a sfidare Perez, o Abramovich, bisognerà forse sfornare tanti Santon. E vincere.
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quoto la tua conclusione e aggiungo, per tornare un po' al discorso che si faceva sul post di Ronaldo al Real, che se dalla Premier league cominciano a partire i Ronaldo vuol dire che i conti cominciano a non tornare, i debiti a pesare, e comincia a farsi strada l'idea che in fondo se hai gente come Macheda puoi fare bene lo stesso. Stessa cosa succede a Milano dove Papi e Moratto non riescono poi a fare molto per trattenere le loro stelle, anzi se gli viene offerto un bel prezzo sono i primi a dire si accomodi. E' probabile che il pallino si sposti in Spagna per qualche anno ma una cosa è certa: il calcio presto cambierà, ci saranno nuove regole sulla base del discorso che facevo del tetto massimo ai budget perché così non si va avanti e lo dimostrano le montagne di debiti ai quali devono far fronte le società di calcio e i prezzi stratosferici.
Il problema è che oggi parliamo di Europa unita ma abbiamo ancora divergenze dal punto di vista delle tassazioni il che la dice lunga su quanto siamo uniti, ma il futuro non potrà che essere quello di una superlega unica, tipo campionato a 16-18 squadre e tutte le altre che si giocano i campionati nazionali per accedere con le promozioni a quello europeo.
I problemi che la Roma ha cominciato ad avere tre anni fa prima o poi saranno attraversati anche dagli altri club, naturalmente sempre nelle dovute proporzioni.
bardamu- Gold Member
- Numero di messaggi : 11274
Data d'iscrizione : 06.12.08
Re: Fair play finanziario qualche considerazione
Ad attrarre cervelli stranieri ci son riusciti pure troppo bene...
Framusician- Admin
-
Numero di messaggi : 24639
Data d'iscrizione : 04.12.08
Località : Barletta
Re: Fair play finanziario qualche considerazione
Framusician ha scritto:Ad attrarre cervelli stranieri ci son riusciti pure troppo bene...
beh, direi piedi più che cervelli, a meno che in questo caso per Ronaldo e Kaka (I belong to Jesus) sia indifferente parlare di piedi o di cervello. Ma a pensarci bene...se il cervello a 'sti due gli funziona come i piedi direi proprio che non ci troviamo affatto di fronte a due decelebrati. eheh
bardamu- Gold Member
- Numero di messaggi : 11274
Data d'iscrizione : 06.12.08
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