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tanto vincono sempre loro
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tanto vincono sempre loro
O si cambia il sistema di distribuzione dei diritti TV altrimenti ci sono poche speranze
Solo Milano e Torino 18 scudetti in 20 anni
21 maggio 2012 — pagina 29 sezione: SPORT
O vince Milano o vince Torino. Stop. Le vie dello scudetto finiscono qui. Diciotto titoli dal ' 92 in poi non sono usciti dal triangolo che il ritorno della Juve ha restaurato, con Inter e Milan saldate agli altri vertici. Se succede da vent' anni non è una tendenza. È una certezza. Il resto si chiama eccezione: la Lazio del 2000, la Roma del 2001. Eppure, il campionato senza fantasia era tutto fuorché legge, nonostante un consolidato potere Juve. Fra ' 69 e ' 91 le squadre campioni d' Italia erano state addirittura undici. Undici. Poi è successo qualcosa, poi è arrivata la pay tv. Si partì con un Lazio-Foggia per 953 abbonati, agosto ' 93, ora siamo a 2 miliardi e mezzo di euro garantiti da Sky e Mediaset fino al 2015. Soldi che tengono in vita il calcio italiano, in cambio la A s' è venduta il gusto delle sorprese, quel tempo in cui più d' uno poteva permettersi una stella intorno alla quale costruire un ciclo al vertice. Il Cagliari di Riva, il Napoli di Maradona, il Verona di Elkjaer, la Samp di Vialli-Mancini. Soprattutto potevano permettersi di trattenerle: oggii milioni dei diritti tv (il 55,6% dell' intero fatturato della A) porterebbero via Antognoni alla Fiorentina in un quarto d' ora. Non è un affare solo italiano. O vince Londra o vince Manchester, questa è la faccia inglese. Tre squadre (United, Arsenal, Chelsea) hanno preso 18 titoli in 20 anni. Il City ne ha aggiunto uno fresco all' asse delle due città padrone, così alla fine la vera anomalia è il Blackburn del ' 95. La torta è cresciuta da 191 a 1.700 milioni di sterline. Il 50% viene diviso in parti uguali, la grossa differenza sta nel gettone peri passaggi live in tv. Alle grandi. «La Premier non può permettersi ulteriori disparità tra il vertice e la base», ha detto una volta Simon Chadwick, docente di Sports Business all' Università di Coventry. Per quei soldi il calcio inglese ha sopportato uno scisma. Ha persino accettato di stravolgere la geografia del suo potere. Le squadre che avevano vinto tra ' 71 e ' 91, non ci sono riuscite mai più: Leeds, Liverpool, Everton, Nottingham, Aston Villa e Derby County avevano messo insieme 19 titoli su 21. Dal ' 92: zero. I numeri raccontano che più i diritti tv incidono sui bilanci dei club, meno quel Paese si regala tornei equilibrati. La Germania, che per il 74% produce ricchezza calcistica da voci alternative, ha avuto 5 campioni negli ultimi 9 anni: più parti del Paese coinvolte, più stadi che si riempiono, più investimenti. In Irlanda dove il peso della tv è il più basso d' Europa (1%), il campionatoè stato vinto da 5 squadre in 7 anni. Il punto vero è come i soldi delle pay vengono divisi. In questo senso la Spagna è la terra degli eccessi. Con la vendita individuale dei diritti, genera 128 milioni di differenza nella ripartizione tra la prima e l' ultima in classifica. Lo squilibrio più ampio d' Europa, i forti che diventano più forti. Risultato: il bipartitismo RealBarça, 16 titoli in due su 20. Il calcio francese, che fino a 4 anni fa riceveva dalla tv appena il 26% della sua ricchezza, invece ha contato 10 campioni in un ventennio. Equilibrioè sviluppo. Lo sa Platini all' Uefa, dove tutela le mediopiccole e si gode 7 diverse vincitrici di Champions in 9 anni. Lo sanno benissimo quelli della Nba, i pro del basket Usa che si reggono su una filosofia collettiva. Il commissioner Stern ha bloccato l' estate scorsa il trasferimento di Chris Paul ai Lakers perché altrimenti si sarebbero rinforzati troppo, ora minaccia di togliere Charlotte al presidente Michael Jordan perché l' ha indebolita troppo, e i danni di uno sono i danni di tutti. Meglio portare l' anello in 6 città diverse in 8 anni, Oklahoma può essere la nona, lei che fino al 2008 non esisteva nemmeno. Milano o Torino, da noi va così. - ANGELO CAROTENUTO
Solo Milano e Torino 18 scudetti in 20 anni
21 maggio 2012 — pagina 29 sezione: SPORT
O vince Milano o vince Torino. Stop. Le vie dello scudetto finiscono qui. Diciotto titoli dal ' 92 in poi non sono usciti dal triangolo che il ritorno della Juve ha restaurato, con Inter e Milan saldate agli altri vertici. Se succede da vent' anni non è una tendenza. È una certezza. Il resto si chiama eccezione: la Lazio del 2000, la Roma del 2001. Eppure, il campionato senza fantasia era tutto fuorché legge, nonostante un consolidato potere Juve. Fra ' 69 e ' 91 le squadre campioni d' Italia erano state addirittura undici. Undici. Poi è successo qualcosa, poi è arrivata la pay tv. Si partì con un Lazio-Foggia per 953 abbonati, agosto ' 93, ora siamo a 2 miliardi e mezzo di euro garantiti da Sky e Mediaset fino al 2015. Soldi che tengono in vita il calcio italiano, in cambio la A s' è venduta il gusto delle sorprese, quel tempo in cui più d' uno poteva permettersi una stella intorno alla quale costruire un ciclo al vertice. Il Cagliari di Riva, il Napoli di Maradona, il Verona di Elkjaer, la Samp di Vialli-Mancini. Soprattutto potevano permettersi di trattenerle: oggii milioni dei diritti tv (il 55,6% dell' intero fatturato della A) porterebbero via Antognoni alla Fiorentina in un quarto d' ora. Non è un affare solo italiano. O vince Londra o vince Manchester, questa è la faccia inglese. Tre squadre (United, Arsenal, Chelsea) hanno preso 18 titoli in 20 anni. Il City ne ha aggiunto uno fresco all' asse delle due città padrone, così alla fine la vera anomalia è il Blackburn del ' 95. La torta è cresciuta da 191 a 1.700 milioni di sterline. Il 50% viene diviso in parti uguali, la grossa differenza sta nel gettone peri passaggi live in tv. Alle grandi. «La Premier non può permettersi ulteriori disparità tra il vertice e la base», ha detto una volta Simon Chadwick, docente di Sports Business all' Università di Coventry. Per quei soldi il calcio inglese ha sopportato uno scisma. Ha persino accettato di stravolgere la geografia del suo potere. Le squadre che avevano vinto tra ' 71 e ' 91, non ci sono riuscite mai più: Leeds, Liverpool, Everton, Nottingham, Aston Villa e Derby County avevano messo insieme 19 titoli su 21. Dal ' 92: zero. I numeri raccontano che più i diritti tv incidono sui bilanci dei club, meno quel Paese si regala tornei equilibrati. La Germania, che per il 74% produce ricchezza calcistica da voci alternative, ha avuto 5 campioni negli ultimi 9 anni: più parti del Paese coinvolte, più stadi che si riempiono, più investimenti. In Irlanda dove il peso della tv è il più basso d' Europa (1%), il campionatoè stato vinto da 5 squadre in 7 anni. Il punto vero è come i soldi delle pay vengono divisi. In questo senso la Spagna è la terra degli eccessi. Con la vendita individuale dei diritti, genera 128 milioni di differenza nella ripartizione tra la prima e l' ultima in classifica. Lo squilibrio più ampio d' Europa, i forti che diventano più forti. Risultato: il bipartitismo RealBarça, 16 titoli in due su 20. Il calcio francese, che fino a 4 anni fa riceveva dalla tv appena il 26% della sua ricchezza, invece ha contato 10 campioni in un ventennio. Equilibrioè sviluppo. Lo sa Platini all' Uefa, dove tutela le mediopiccole e si gode 7 diverse vincitrici di Champions in 9 anni. Lo sanno benissimo quelli della Nba, i pro del basket Usa che si reggono su una filosofia collettiva. Il commissioner Stern ha bloccato l' estate scorsa il trasferimento di Chris Paul ai Lakers perché altrimenti si sarebbero rinforzati troppo, ora minaccia di togliere Charlotte al presidente Michael Jordan perché l' ha indebolita troppo, e i danni di uno sono i danni di tutti. Meglio portare l' anello in 6 città diverse in 8 anni, Oklahoma può essere la nona, lei che fino al 2008 non esisteva nemmeno. Milano o Torino, da noi va così. - ANGELO CAROTENUTO
ASRGABRI- Utente appassionato
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Re: tanto vincono sempre loro
purtroppo è una cosa risaputa ma a leggere i NUMERI REALI viene uno sconforto
Ospite- Ospite
Re: tanto vincono sempre loro
alexmarubium ha scritto:purtroppo è una cosa risaputa ma a leggere i NUMERI REALI viene uno sconforto
Ospite- Ospite
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