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Ma guarda un po'. Doveva morire suo fratello, che lui aveva smentito e emarginato, perché questo "rivelasse" ciò che lui stesso aveva negato?
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Ma guarda un po'. Doveva morire suo fratello, che lui aveva smentito e emarginato, perché questo "rivelasse" ciò che lui stesso aveva negato?
Ho letto questo articolo, ho fatto la mia riflessione e ho cercato il nome Mazzola per vedere se ricordavo bene. Ho scoperto che Ferruccio Mazzola è morto mesi fa, abbandonato e biasimato da tutti.
Oggi suo fratello "rivela" ciò che Ferruccio, evidentemente molto più grande di lui come persona, aveva denunciato: che all'Inter si prendevano pasticche e c'era chi la sputava.
Ferruccio aveva detto pure che quando si accorsero che la sputavano, gliela misero nel te'... Quindi li dopavano lo stesso.
Chi ha scritto questo articolo non fa il minimo accenno alle rivelazioni di Ferruccio Mazzola, che a suo tempo si beccò pure una richiesta di risarcimento per tre milioni di euro da parte dell'Inter, per diffamazione, che il giudice non accolse.
Ecco l'articolo, del Messaggero:
Sandro Mazzola, ex stella dell'Inter di Helenio Herrera, ha rivelato particolari inquietanti sull'introduzione del doping nel calcio a cavallo tra gli anni '60 e '70. Mazzola ha commentato così il rapporto pubblicato dall'Istituto federale di sport e scienza di Berlino sul doping nella Germania ovest, in un'intervista a Radio Capital: “Nel 4-3 in Messico, nel 1970, non ci siamo accorti di nulla. Ma in qualche gara europea notavo che i giocatori tedeschi avevano occhi spiritati e continuavano a sbattere le palpebre, anche se devo dire che erano rari casi. E avevamo visto la Germania giocare altre partite e ci aveva impressionato. Effettivamente avevano una squadra di giocatori molto forti tecnicamente ma giocavano sulle ali con due esterni alti il primo tempo, poi il secondo tempo altri due che correvano tanto come quegli altri”.
Sul doping Mazzola sostiene che “è sempre stato così, c'è quello che non riesce ad arrivare al risultato allora cerca di barare e trova il medico che gli dice che non è veramente doping, sono solo cose che ti fanno correre oppure che comunque sono sostanze che non trovano ai controlli”.
L'ex azzurro rivela anche che perfino a lui proposero di doparsi: “Mettevo la pasticca sotto la lingua poi la buttavo. L'importante è dire no o far finta di dire sì e buttare nel gabinetto. Allora erano altre cose rispetto a oggi, non era studiato, era all'antica. Erano capsule, simpamina o diciamo zuccheri particolari. Io avevo nella mia valigia da calcio sei paia di scarpe, ero maniaco, a seconda del terreno di gioco poi sceglievo, anche se alla fine usavo sempre le stesse. Quando mi davano la pasticca la mettevo sotto la lingua poi come il tizio che me l'aveva data si girava sputavo e mettevo in una delle scarpe che non usavo mai”.
Infine, aggiunge Mazzola, se gli azzurri del 1970 avessero avuto dubbi sugli avversari tedeschi, “Ci avremmo messo più cattiveria, ma era sempre una battaglia dura. Ma alla fine comunque vincevamo sempre noi...”.
Oggi suo fratello "rivela" ciò che Ferruccio, evidentemente molto più grande di lui come persona, aveva denunciato: che all'Inter si prendevano pasticche e c'era chi la sputava.
Ferruccio aveva detto pure che quando si accorsero che la sputavano, gliela misero nel te'... Quindi li dopavano lo stesso.
Chi ha scritto questo articolo non fa il minimo accenno alle rivelazioni di Ferruccio Mazzola, che a suo tempo si beccò pure una richiesta di risarcimento per tre milioni di euro da parte dell'Inter, per diffamazione, che il giudice non accolse.
Ecco l'articolo, del Messaggero:
Sandro Mazzola, ex stella dell'Inter di Helenio Herrera, ha rivelato particolari inquietanti sull'introduzione del doping nel calcio a cavallo tra gli anni '60 e '70. Mazzola ha commentato così il rapporto pubblicato dall'Istituto federale di sport e scienza di Berlino sul doping nella Germania ovest, in un'intervista a Radio Capital: “Nel 4-3 in Messico, nel 1970, non ci siamo accorti di nulla. Ma in qualche gara europea notavo che i giocatori tedeschi avevano occhi spiritati e continuavano a sbattere le palpebre, anche se devo dire che erano rari casi. E avevamo visto la Germania giocare altre partite e ci aveva impressionato. Effettivamente avevano una squadra di giocatori molto forti tecnicamente ma giocavano sulle ali con due esterni alti il primo tempo, poi il secondo tempo altri due che correvano tanto come quegli altri”.
Sul doping Mazzola sostiene che “è sempre stato così, c'è quello che non riesce ad arrivare al risultato allora cerca di barare e trova il medico che gli dice che non è veramente doping, sono solo cose che ti fanno correre oppure che comunque sono sostanze che non trovano ai controlli”.
L'ex azzurro rivela anche che perfino a lui proposero di doparsi: “Mettevo la pasticca sotto la lingua poi la buttavo. L'importante è dire no o far finta di dire sì e buttare nel gabinetto. Allora erano altre cose rispetto a oggi, non era studiato, era all'antica. Erano capsule, simpamina o diciamo zuccheri particolari. Io avevo nella mia valigia da calcio sei paia di scarpe, ero maniaco, a seconda del terreno di gioco poi sceglievo, anche se alla fine usavo sempre le stesse. Quando mi davano la pasticca la mettevo sotto la lingua poi come il tizio che me l'aveva data si girava sputavo e mettevo in una delle scarpe che non usavo mai”.
Infine, aggiunge Mazzola, se gli azzurri del 1970 avessero avuto dubbi sugli avversari tedeschi, “Ci avremmo messo più cattiveria, ma era sempre una battaglia dura. Ma alla fine comunque vincevamo sempre noi...”.
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